18 febbraio 2020

La storia di Melotto, il terzino che mette fuorigioco l'Alzheimer

C’era un terzino molto forte nel Carpi degli anni ’60. Lorenzo Melotto, classe 1939, maglia n.3, divorava la fascia come Joao Cancelo o Jordi Alba, senza timore di buttarla dentro. E’ lui stesso che ci racconta come è arrivato ad indossare quella maglia bianca, in serie C: “Avevo iniziato a giocare nella Serenissima, la squadra del mio paese (Roncoferraro). Poi mi vennero a cercare da Governolo ed il campionato successivo mi prese il San Benedetto Po in serie D, che ai tempi si chiamava 4° serie. Fu li che mi vide un dirigente del Carpi e mi chiamò per giocare in serie C. Fu una grande stagione, mancammo di poco la promozione in serie B. La fascia era mia, quante volte avanti e indietro. Ho anche fatto dei bei gol. Facevamo due allenamenti a settimana, il mercoledì ed il venerdì”. Melotto va ancora forte con il pallone ai piedi, e quando parla di calcio, anche il suo cervello fila spedito come un terzino lanciato sulla fascia. A fermarlo, in tackle come gli avversari più duri, ci prova l’Alzheimer, perché il signor Melotto gioca la sua partita con questa malattia. 
Ospite delle Residenze Green Park, Melotto è libero di fare attività all’aria aperta, un modo per stimolarlo cognitivamente, come spiega Andrea Fabbo, geriatra esperto in demenze: “Da malattie come l’Alzheimer non si guarisce, ma si può rallentare la disabilità cognitiva. La giornata di un ospite si basa su molte attività, cd “significative”, come la pittura, ma anche la cucina e le pulizie. Quello che facciamo è intercettare i bisogni, per prevenire i cosiddetti comportamenti anomali o difficili che possono creare difficoltà a chi assiste. Quando un paziente è agitato, bisogna chiedersi il motivo. Come reagiremmo noi se arrivasse un estraneo che vuole spogliarci?”.
 
Ad occuparsi delle attività di Melotto e degli altri ospiti ci sono i terapisti occupazionali, come Alessia Misero: “Il ricordo dell’esperienza viene suscitato tramite input diversi. Nel caso di Melotto la lettura in compagnia del giornale sportivo, seguita da attività di conversazione in gruppo con altri appassionati. Dal punto di vista motorio, svolgiamo attività di risveglio muscolare con momenti dedicati al calcio, sia con gli operatori, sia con gli altri ospiti, ma non con tutti. Perché Lorenzo si accorge se gioca con persone non capaci, mentre è più stimolato se qualcuno può scambiare qualche passaggio con qualcuno all’altezza”. 
Ridurre i disturbi del comportamento, significa ridurre l’uso dei farmaci, e migliorare il mantenimento dell’autonomia fisica. La cura, in questo caso, non è “ti guarisco”, ma “mi prendo cura di te”, e la bravura dell’equipe è proprio nel rimettere al centro la persona, senza trattarla meccanicamente come un oggetto.